Oggi tutti conoscono l’ecografia, metodica per immagini semplice che utilizza gli ultrasuoni per vedere organi profondi. La metodica è ampiamente diffusa e disponibile per i medici che sanno usarla, è innocua e come tale è utilizzata spesso come esame di primo livello. La metodica è molto “operatore dipendente” ma, l’ampia disponibilità, l’assenza controindicazioni o effetti collaterali e le grandi potenzialità diagnostiche, se eseguita da personale esperto, la rendono oggi un presidio di cui, di fatto, non si può più fare a meno in ambito clinico per molteplici specialità. Per i medici clinici, spesso non è altro che un prolungamento della visita.
L’utilizzo dell’ecografia da parte del chirurgo assume connotati e significati molto particolari e di grandissima utilità. Avere a disposizione una sonda ecografica per il chirurgo è, mio avviso, tanto importante, quanto nell’immaginario collettivo possa essere ritenuto importante il fonendoscopio per il cardiologo (oggi più correttamente l’ecogardiografo). Il chirurgo ecografista è in grado di sfruttare gli ultrasuoni in maniera particolarmente vantaggiosa, poiché alla conoscenza dell’anatomia ecografica, abbina quella dell’anatomia reale e alla conoscenza dei reperti patologici, abbina i corrispondenti reperti che poi rileva al tavolo operatorio; inoltre è sottoposto continuamente alla verifica operatoria delle diagnosi e questo nel tempo ne affina le capacità interpretative.
L’eperienza di chirurgo-ecografista consente di affermare che, in alcune situazioni, l’immagine diagnostica che viene visualizzata durante dell’esame, è il risultato della fusione delle immagini ecografiche con l’esperienza diretta del tavolo operatorio, tanto che si ha quasi la sensazione di “visualizzare” sul monitor quello che si vedrebbe dal vivo “aprendo la cavità addominale”, con risultati diagnostici talvolta eccezionali.
Il chirurgo ecografista spesso può fare diagnosi di molte patologie già al momento della prima visita, senza dover rimandare a lunghe liste di accertamenti le prime conclusioni. Nella mia attività clinica l’ecografia è, di fatto, parte integrante della visita chirurgica, come se la sonda fosse un prolungamento della mano. L’ecografia consente anche di prendere decisioni in totale autonomia circa il tipo di intervento, la necessità di farlo ed il timing, indipendentemente da altri operatori o specialisti e fornisce la sicurezza, a chi deve operare, su quello che troverà e su cosa dovrà fare quando opera.
Durante l’intervento chirurgico, chi ha esperienza con gli ultrasuoni, si può avvalere di questi per togliersi dubbi in caso di situazioni non chiare, localizzare con precisione tumori (soprattutto nel fegato, rene e pancreas) a volte identificare il decorso di vasi o strutture, quando queste non sono ben riconoscibili e guidare con sicurezza l’atto chirurgico.
L’ecografia in mano al chirurgo è inoltre estremamente utile anche nella gestione del post operatorio. Molti dubbi relativi a potenziali problemi possono essere risolti banalmente dal chirurgo che visita il malato operato, se può eseguire un ecografia anche a letto. Raccolte fluide intra addominali, malfunzionamenti di cateteri, problemi di organi operati possono essere facilmente diagnosticati e risolti.