La patente per operare con il robot Da Vinci: Pisa c’è

Nel mese di Agosto 2014 ho partecipato, come rappresentate del centro accreditato ACS (American College of Surgeons) Endocas, insieme all’ l’Ing. Andrea Moglia, al kick-off meeting ad Orlando in Florida per lo studio “Fundamentals of Robotic Surgery” patrocinato dall’American College of Surgeons.

Lo studio è finalizzato a validare a livello mondiale, un percorso formativo unitario, per chi In futuro dovrà iniziare a praticare chirurgia robot-assistita.

Il sistema di chirurgia robotica da Vinci è utilizzato in varie specialità chirurgiche dall’urologia, alla ginecologia, alla chirurgia generale, alla toracica, alla cardiochirurgia fino alla chirurgia dei trapianti. Nel 2013 sono state più di 500.000 le operazioni eseguite nel mondo.

Presso il Centro Multidisciplinare di Chirurgia Robotica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana vengono effettuati interventi di chirurgia robotica, molti dei quali ad alta complessità nelle varie specialità, con diversi primati a livello internazionale.

Tuttavia ad oggi non esiste un programma di addestramento riconosciuto a livello internazionale come standard richiesto a coloro che si avvicinano alla chirurgia robotica, una sorta di ’patente’ per usare il robot, sulla scia di del programma ‘Fondamenti di chirurgia laparoscopica’, la cui certificazione è già richiesta dal 2009 negli Stati Uniti agli specializzandi di chirurgia che intendono avvicinarsi alla laparoscopia.

Endocas, centro di eccellenza della chirurgia assistita al calcolatore dell’Università di Pisa, fondato dal Prof. Franco Mosca, che attualmente è il Responsabile per i rapporti con l’American College of Surgeons è oggi diretto dal Prof. Mauro Ferrari. Endocas, primo ed unico in Italia accreditato dall’American College of Surgeons per l’addestramento dei chirurghi attraverso la simulazione, è stato selezionato nei giorni scorsi tra i dieci centri mondiali che collaboreranno con l’azienda che produce il robot Da Vinci ed il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per stilare e certificare il protocollo di addestramento chiamato “Fondamenti di chirurgia robotica” aperto presso il Nicholson Center, in Orlando USA.

Il processo di stesura e validazione inizierà nell’ ottobre 2014, durerà un anno e sarà guidato dall’ingegner Andrea Moglia, esperto in simulazione in chirurgia, in collaborazione con le équipes di chirurgia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana del Dott. Luca Morelli, del Prof. Ugo Boggi, e della Dott.ssa Franca Melfi. Ai lavori parteciperanno anche l’ingegner Vincenzo Ferrari di EndoCAS, il Prof. Alfred Cuschieri della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ed il Prof. Giuseppe Turchetti economista anch’egli del S. Anna.




Chirurgia del retto- I progressi della chirurgia mini-invasiva del retto

Il 30 e 31 ottobre 2013 a Pisa ho avuto il piacere di organizzare, insieme alle dott.sse Giovanna Salerno ed Alessandra Perutelli (ginecologhe), un congresso dal titolo “Chirurgia mini invasiva del retto: nuove tecnologie nel trattamento del carcinoma e dell’endometriosi profonda”.

Considerati i progressi raggiunti negli ultimi decenni nel campo della chirurgia del retto e mini-invasiva del retto e la confusione che spesso è presente riguardo alle indicazioni ed ai ruoli delle varie tecniche, ho ritenuto utile unire i massimi esperti per aiutare a definire lo “stato dell’arte” e consentire a quanti interessati di rispondere a molti quesiti. Il convegno è stato molto utile nel mettere in luce pro e contro riguardo al ruolo delle nuove tecnologie nel trattamento sia del carcinoma del retto, che dell’endometriosi profonda.

Chirurgia del retto

Il Prof. Franco Mosca come Presidente Onorario si è occupato dell’apertura dei lavori, insieme al Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, il dr. Carlo Rinaldo Tomassini.

La prima giornata congressuale è stata interamente dedicata al trattamento chirurgico del carcinoma del retto facendo un raffronto tra tradizione e innovazione, partendo dall’approccio laparoscopico fino allo sviluppo della chirurgia robotica e dando ampio spazio anche alla descrizione dello sviluppo tecnologico e alle prospettive future. E’ stato inoltre affrontato lo stato dell’arte della chirurgia robotica del retto, discussi dettagli tecnici ed effettuato un confronto attraverso l’esposizione di casi clinici correlati da video descrittivi.

Il secondo giorno è stato invece affrontato il tema dell’approccio mini-invasivo all’endometriosi profonda con necessità di resezione rettale. Per questo, sono stati coinvolti ed hanno offerto il loro prezioso contributo molteplici specialisti esperti di trattamento medico, chirurgico laparoscopico e robotico e della chirurgia del retto.




Chirurgia robotica del retto – Pisa entrata a far parte del prestigioso studio internazionale ROLARR

Una valida alternativa è la chirurgia robotica del cancro colon rettale (chirurgia robotica del retto) con il sistema robotico Da Vinci.

Gli ultimi quindici anni hanno visto una rivoluzione nella pratica chirurgica con lo sviluppo della laparoscopia del colon-retto. Questa metodica risulta tecnicamente impegnativa a causa di una lunga curva di apprendimento. Una valida alternativa è la chirurgia robotica del cancro colon rettale (chirurgia robotica del retto) con il sistema robotico Da Vinci.

I risultati promettenti, relativi a questa metodica innovativa, fino ad oggi sono limitati a qualche piccolo studio clinico non randomizzato e devono ancora essere validati scientificamente. Da alcuni mesi, in quanto chirurgo con la maggiore esperienza di chirurgia robotica del retto a Pisa, ho introdotto, come coordinatore scientifico, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana a far parte del panel di esperti mondiali chiamati a dare risposte relative al ruolo della chirurgia robotica nel trattamento dei tumori del retto. Questo attraverso l’ingresso nel prestigioso studio internazionale, multicentrico randomizzato ROLARR. Questo studio ha la finalità di effettuare una valutazione prospettica, rigorosa della chirurgia robotica del retto mettendola a confronto con la laparoscopia standard.

Chirurgia robotica del retto

In questo studio le due tecniche mini-invasive, robotica e laparoscopica, saranno valutate per il tasso di conversione degli interventi in open,per la precisione chirurgica e per l’outcome oncologico. Nel trial ROLARR, a cui in Italia partecipano oggi solo altri 3 centri oltre all’AOUP, verranno reclutati 400 pazienti con cancro colon rettale in diverse nazioni del mondo oltre all’Italia (Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Francia, Germania, Danimarca, Spagna, Corea del Sud, Singapore) così da avere la più vasta casistica mondiale che permetterà di documentare con certezza quali siano le indicazioni migliori per la robotica e quale sia il ruolo della laparoscopia in chirurgia colo-rettale.




Missione Medico – Fondazione ARPA

Tra i vari progetti della fondazione Arpa, quello che più mi sta a cuore, è legato all’impegno nel sostenere giovani studenti di medicina in America Latina e nell’ospitarli a Pisa per stage formativi.

In particolare ricordo con affetto la visita di Homero Lopez, Chirurgo Peruviano, del paese di Chacas nell’Ancas, sulle Ande, che ha trascorso due mesi a Pisa per uno stage formativo in Chirurgia Generale.

Nel corso di questi due mesi, in cui ho ospitato a casa mia il Dr. Lopez, siamo diventati amici e tutta la famiglia si è affezionata a lui.

Durante questo periodo in cui il Dr. Lopez ha potuto approfondire la sua formazione chirurgica ha partecipato con interesse anche a vari interventi di chirurgia Robotica e si è verificata anche la particolare coincidenza che fosse presente al primo trapianto di pancreas robotico al mondo, eseguito presso le nostre sale operatorie.

Missione Medico

Poiché gli studenti del liceo Scientifico U. Dini guidati dalla Prof.ssa Rosanna Prato sono sempre stati vicini alla Fondazione Arpa per supportare questi progetti, Lopez si è reso disponibile a rilasciare un intervista agli studenti che poi hanno tradotto in un articolo pubblicato sul giornale della Scuola “l’Ulisse”.

Qui di seguito l’articolo che ne è scaturito, scritto dall’allora studente Stefano Forti.

Articolo di Stefano Forti

Non potrebbero aiutare ad aprire la strada per i miei giovani figli di contadini, costretti a migrare a Lima soltanto per guadagnarsi il pane quotidiano?

(Ugo De Censi – Operazione Mato Grosso)

A Chacas, in Perù, vivono duemila persone, raggiungono le cinquemila se si considerano gli abitanti dell’intero distretto di Asunciòn. Immaginate per un istante di essere là, dall’altra parte del pianeta, a 3336 metri sul livello del mare, in un piccolo paesino delle Ande che ancora conserva nell’architettura delle sue case l’impronta spagnola di fine Cinquecento. Dietro ai modesti edifici potete scorgere le cime innevate della catena montuosa più lunga del mondo. Lo spettacolo che appare ai vostri occhi ospita una delle realtà più povere dell’intero Paese e i suoi abitanti osservano incuriositi l’arrivo di un gruppo di scalatori professionisti che è appena entrato in città. Qui nel 1980 è nato Homero Lopez Cuadra che i casi della vita hanno condotto a Pisa, in particolare nella Redazione de’“l’Ulisse”, accompagnato dal collega chirurgo Luca Morelli. E’ in una bella giornata di fine ottobre che intervisto – assieme alla professoressa Prato – il giovane dottore.

Cosa ti ha spinto a diventare medico e qual è la tua storia?

A Chacas abbiamo un ospedale molto bello, costruito dall’Operazione Mato Grosso (OMG), dove lavorano gratuitamente molti medici italiani e nessun peruviano. Per questo motivo sognavo di studiare Medicina: desideravo aiutare i miei concittadini e gli abitanti del mio paese. Sarei dovuto andare a Lima per frequentare l’Università ma c’era il problema dei soldi, i miei genitori erano molto poveri e, benché potessero mantenermi nella capitale, non avevano le possibilità per consentirmi di pagare l’iscrizione ai corsi. Così mio padre andò a parlare con Don Ugo, il fondatore dell’ OMG che accettò di aiutarci e mi trovò un posto in una casa per studenti; mancavano ancora i soldi per l’iscrizione e per le tasse. Fu allora che incontrai la biologa pisana Cristina Costa che mi mise in contatto col prof. Mosca e con ARPA. Il loro sostegno economico mi ha consentito di cominciare gli studi nel 1998 e di finirli nel 2005, rispettando i tempi previsti dall’Università. Nell’estate del 2006 ho effettuato il tirocinio rurale, visitando gli abitanti delle zone più povere delle Ande, poi ho lavorato nell’ospedale di Chacas per un po’ e mi sono accorto che mancava un chirurgo in grado di tenere attiva la sala operatoria durante tutto l’anno. Volevo tornare di nuovo a Lima e così ho fatto. Ho superato l’esame per entrare a Chirurgia Generale e ho iniziato la specializzazione e sono adesso al terzo e ultimo anno. L’Università promuove un programma di esperienze all’estero della durata di un mese, così ho deciso di venire qui a Pisa – approfittando anche di un mese di vacanza in più – dove ho incontrato il prof. Mosca e Luca. Volevo ringraziarli per il loro aiuto e vedere come funziona il vostro sistema sanitario…

…che impressione hai avuto a questo proposito venendo dal Perù?

Le prime cose che mi hanno meravigliato sono la tecnologia avanzata a vostra disposizione e i materiali che utilizzate in chirurgia. In Perù non abbiamo tutto questo, non abbiamo la possibilità di fare dappertutto interventi della stessa importanza di quelli che fate qui; sterilizziamo spesso strumenti che in realtà sarebbero monouso. Alcuni interventi “grossi” possiamo farli solo a Lima, ma le condizioni di igiene non sono certo le vostre. Il problema da noi sono i soldi, non tutti possono permettersi di pagare l’assicurazione che copre l’assistenza sanitaria. Calcoliamo il prezzo dell’intervento secondo il paziente che dobbiamo operare; questo comporta ad esempio che per alcuni si utilizzino suturatrici già utilizzate. I medici peruviani sarebbero ben preparati, purtroppo non hanno i mezzi giusti. Luca ve lo conferma: possiamo discutere un caso clinico praticamente alla pari.

Qui in Italia ho assistito a molti interventi, come dottore in visita perché la mia laurea non è riconosciuta al momento e dovrei sostenere un esame per il quale sono previsti soltanto due appelli all’anno. Problemi di Università…

… le università peruviane sono pubbliche o private?

La mia è un’università privata, una delle migliori del Perù. Per la specializzazione non c’è quasi differenza tra l’una e l’altra dal punto di vista di costi. In tutta la nazione ci sono ventisei centri universitari di Medicina, otto solo a Lima, ed esiste una gerarchia tra i diversi istituti. Alcuni sfornano medici migliori, altri medici molto meno capaci.

Come sia accede ai corsi di specializzazione migliori?

Bisogna studiare molto e superare un esame. Per la specializzazione di Chirurgia Generale erano disponibili solo quattro posti ed eravamo quaranta candidati, ce l’ho fatta solo studiando…

Lo studio ha rappresentato per te il cambiamento?

Senz’altro. Per un povero, in Perù, l’unica via per uscire dalla miseria è studiare e trovare un lavoro diverso da quello dell’operaio o del campesiño. I campesiños sono contadini che lavorano la terra per il solo autoconsumo e ne abbiamo moltissimi; quando il raccolto non basta per vivere sono costretti a vendere i loro animali.

Qui in Italia viviamo in un momento in cui lo studio può non aprire nessuna possibilità. Da voi invece è una garanzia di lavoro?

Nella maggior parte dei casi sì, è l’unico modo di raggiungere un posto nella società per chi non proviene da una famiglia ricca. Lo studio e il sacrificio sono fondamentali. Mi alzo tutti i giorni alle quattro e mezza del mattino, arrivo all’ospedale alle cinque e mezza e lavoro fino alle otto di sera. Visito i pazienti, preparo coloro che devono essere operati, controllo chi ha già subito un intervento; poi entro in sala operatoria e quando esco faccio un secondo giro di visite. E’ la giornata tipo degli specializzandi prima di rientrare a casa. La selezione da noi è molto dura e nessuno può permettersi di non entrare in sala operatoria oppure di evitare gli esami pratico-teorici mensili, per i quali studio la notte, nella pausa pranzo, nel corso delle discussioni delle cartelli cliniche con i medici. Chi non sostiene il ritmo deve smettere.

E’ un sistema molto rigido…

Sì, considerando anche che il Perù avrebbe bisogno di molti chirurghi in più di quanti ce ne siano oggi. Quelli meglio retribuiti lavorano nel privato e non sono al servizio di tutti. Certo sono i più famosi…

Un giorno forse sarai un chirurgo famoso…

(sorride)… lo spero… qui da voi ho fatto esperienza anche di chirurgia robotica. Noi non l’abbiamo e, pur non potendo operare, ho “giocato” con il joystick del macchinario anche se mi sarebbe piaciuto provare con un paziente. Sono solo in due chirurghi generali a Cisanello capaci di utilizzare il robot, serve una preparazione di laparoscopia avanzata poi si migliorano lavorando sul campo. Sempre più aziende stanno comprando il robot a quanto pare e i dottori di Pisa faranno corsi di formazione per portare avanti interventi sempre meno invasivi. Ho potuto assistere, emozionatissimo, al primo trapianto robotico di pancreas al mondo eseguito dal prof. Boggi [ndg: intervento eseguito il 27 settembre 2010]; ho potuto riprendere la novità e la farò vedere in Perù! Dall’ecografia alla paziente sembra che tutto sia andato bene…

Paesi tanto lontani offrono opportunità diverse. Che cosa ti rimarrà più impresso?

Tutti gli interventi di grossa portata fatti dall’équipe del prof. Mosca; il trapianto robotico di pancreas, sicuramente, e sopratutto il fatto che il chirurgo italiano si occupi anche dell’ecografia dei suoi pazienti. Specialmente quest’ultima cosa la voglio “importare” in Perù dove la netta separazione tra clinica e radiologia causa ancora considerevoli perdite di tempo. E’ un insegnamento pieno di senso del prof. Mosca, un vero Maestro. L’Ospedale di Cisanello sta cercando di offrire un ecografo all’OMG e questo porterebbe una ventata di aria fresca nei nostri ospedali.

Adesso una curiosità. In una Medicina raggiunta alla robotica che peso ha la medicina popolare, quella della sapienza antica?

A Lima non utilizziamo più la medicina alternativa, invece a Chacas – e in altre zone più isolate – dove non c’è ancora molta fiducia nei farmaci e nella medicina, si usano delle erbe curative. Io stesso ne ho “prescritte” per malanni minori come un mal di gola o una tosse. Quando ero piccolo mia mamma non mi ha mai portato in ospedale, né vaccinato, ci curavamo esclusivamente con delle piante.

Sono rimasto stupito quando anche qui in Italia, a Firenze, ho visto un uomo che si affidava a Sant’Antonio per curare il suo malanno! E’ bello vedere che anche qui esista una tradizione di questo tipo… mi sono ricordato del mio paese.

Non c’è qualcuno, nell’Università peruviana, che si occupi di conservare la tradizione?

Sì, nella mia facoltà c’è. Ma si preferisce insegnare le tecniche alternative ai soli infermieri, che acquisiscono le abilità necessarie per accudire il paziente. Inoltre molti infermieri sono costretti a lavorare anche come medici nelle realtà più disagiate, dove le persone sono molto diffidenti come ho già detto.

Parli italiano molto bene, complimenti!

Grazie, ho ancora qualche difficoltà… Conosco anche il portoghese, l’inglese e il quechua. La lingua degli Incas che è ancora diffusissima e nella quale sono svolti anche alcuni corsi universitari. La conoscenza del quechua è fondamentale per lavorare nelle aree rurali dove risulta utile per convincere le persone a lasciarsi curare ed evitare che ricorrano a rimedi sbagliati. L’ho imparato dai miei genitori e sono felice di saperlo, mi servirà per il futuro.

Rivolgo adesso una domanda al dott. Morelli. Nel momento in cui si opera qualcuno si è investiti di una grande responsabilità. Quali sensazioni si provano e come si fa a mantenersi lucidi nel corso dell’intervento?

M – Difficile dare una risposta, si arriva col tempo a poter gestire la responsabilità. Non è soltanto una questione di tecnica, serve stare immersi per un po’ di tempo nella routine quotidiana delle problematiche e delle complicanze. La lucidità è una caratteristica intrinseca di ciascuno anche se in parte si può educarla, le emozioni si controllano ma c’è chi è più portato di altri nel farlo. Bisogna essere nati per fare questo tipo di lavoro, in un certo senso. Nella Scuola del prof. Mosca il paziente è seguito dall’inizio alla fine dell’intervento da un solo operatore, senza cambi in corso d’opera; si richiede una grande assunzione di responsabilità nei confronti di chi è sottoposto all’intervento. Una volta terminato l’intervento lo seguiamo anche nella fase di recupero, non badiamo molto alle ferie o alla domenica e lavoriamo con passione per offrire le cure migliori. E’ una regola che ci ha insegnato il nostro Maestro e in cui credo. Forse siamo un po’ legati alla tradizione ma per noi è impensabile lavorare altrimenti, servono motivazione, impegno e spirito di sacrificio ogni giorno. Nonostante questo non cambierei un solo giorno del mio percorso che, in questi diciassette anni, mi ha sempre procurato gioie e soddisfazioni incredibili. Senza dubbio l’incontro con un Maestro come il prof. Mosca è incoraggiante.

H – In Perù non esiste la figura del maestro. Ci sono gli assistenti e si lavora in un clima pressoché paritario, anche in questo senso ci differenziamo da quanto ho visto qui a Pisa. Il fatto che ciascuno possa fare determinate scelte genera un po’ di confusione…

M – Noi impariamo i gesti chirurgici dal Maestro e lavoriamo nello stesso modo. Questo evita l’incertezza in coloro che devono imparare il mestiere come gli specializzandi. Abbiamo una Scuola consolidata nel tempo che riesce a unire la tradizione e la modernità e che evolve rispettando un’impostazione coerente a quella che gli ha imposto colui che l’ha fondata.

Finisce qui il nostro incontro con Homero. Torniamo allo studio di tutti i giorni mentre lui si prepara a tornare a Lima nei prossimi giorni. Ci siamo arricchiti, incontrando una persona che è riuscita a realizzare il proprio sogno e che ci ha messi in contatto con una cultura tanto lontana. Prima di lasciarci ci scambiamo gli indirizzi e-mail insieme alla promessa di rivederci presto, forse – dopo un’emozionante scalata – tra le vette di una Chacas migliore anche per merito suo.

Stefano Forti VC




Endocas primo centro italiano accreditato “American College of Surgeons”

Il Centro di Eccellenza EndoCAS (www.endocas.org) è stato accreditato come Focused Education Institute, da parte della prestigiosa istituzione americana American College of Surgeons (ACS). Si tratta del primo centro italiano a conseguire questo importante risultato.

L’American College of Surgeons, fondata nel 1913, è una delle più prestigiose istituzioni americane con scopi scientifici ed educativi volti a migliorare la qualità dalla cura del paziente chirurgico mediante l’impostazione di elevati standard educativi e pratici per i chirurghi in formazione.

Tale riconoscimento rappresenta un altro successo della scuola chirurgica Pisana guidata dal Prof. Franco Mosca (Education Institute Surgical Director), delegato dal Rettore dell’Università di Pisa per i rapporti con ACS.

EndoCAS

EndoCAS è stato istituito nel 2003 nell’ambito di un progetto finanziato dal Miur – Ministero per l’Università e la Ricerca, con il concorso dell’Università di Pisa, della Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna, del CNR, della Regione Toscana, dell’AOUP e con il sostegno della Fondazione Arpa (www.fondazionearpa.it).

Endocas

Endocas

Dal 2006 il progetto ha dato vita ad un Centro permanente di ricerca, all’interno dell’Ospedale di Cisanello, sull’elaborazione delle immagini radiologiche 3D per la pianificazione, navigazione e simulazione chirurgica polispecialistica (chirurgia generale, chirurgia vascolare, chirurgia trapiantologica, ortopedia, urologia, ginecologia, chirurgia plastica e ricostruttiva, chirurgia toracica, neurochirurgia). Un team di ingegneri informatici collabora con medici ed economisti per sviluppare prototipi per applicazioni nelle suddette branche chirurgiche finora già coinvolte ed in attesa che altri specialisti usufruiscano della struttura e contribuiscano al loro sviluppo.

Ad “EndoCAS Research” si è poi affiancata, con il finanziamento della Regione Toscana, “EndoCAS Education”: una struttura adiacente alla prima, finalizzata alla formazione di studenti, medici ed infermieri attraverso l’utilizzo di simulatori di vario genere, meccanici, meccatronici ed in realtà virtuale per chirurgia laparoscopica e robotica, endoscopia ed ecografia.

La missione di EndoCAS, attualmente diretto dal Prof. Mauro Ferrari (Education Institute Director), è di creare a Pisa il primo centro italiano di Formazione Avanzata mediante simulazione in medicina, sull’esempio di analoghe esperienze europee e statunitensi, e integrare questo tipo di approccio innovativo nella formazione universitaria e nell’Educazione Continua in Medicina (ECM) nel campo della chirurgia mininvasiva, cardiologia, area critica e medicina d’urgenza (corsi BLS-D, ACLS accreditati dall’American Heart Association).
Il successo di EndoCAS porterà a breve alla nascita di Tech-Care, Fondazione compartecipata da enti pubblici e privati per la ricerca tecnologica. L’idea di Tech-Care ha suscitato notevole interesse dei membri dell’American College of Surgeons.

Il processo di accreditamento è stato coordinato dall’Ing. Andrea Moglia (Technical Advisor del centro) e dal Dott. Luca Morelli (Surgical Advisor) che, nel corso degli ultimi due anni hanno reso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana centro leader in Italia nell’utilizzo del simulatore del sistema robotico da Vinci ed inoltre hanno organizzato un programma di formazione in chirurgia laparoscopica per specializzandi in Chirurgia Generale e Chirurgia Vascolare dell’Università di Pisa, grazie alla collaborazione con la Dott.ssa Roberta Pisano (Assistant Surgical Advisor). L’Ing. Vincenzo Ferrari (Technical Advisor) e la Sig.ra Silvia Maggini (Secretary) completano il gruppo che ha conseguito questo prestigioso risultato.